I Mostri di Ghiaccio

Posted by opinionista on Febbraio 1, 2016

A me è mejo che non me cacate il cazzo, mai.
Mi ricordo da bambino lo diceva sempre mimadre, nel tentativo di incutere paura. E ci riusciva.
Non ce l’aveva con me, benchè intuivo chiaro lo avrebbe potuto fare, benchè lo stesse facendo da sempre senza volerlo, benchè non mi abbia mai ucciso davvero.
Perché un mostro non può uccidere suo figlio, è una regola dei mostri, e se non lo sapete è perchè non lo siete, siete solo umani.
Mentre lo diceva socchiudeva gli occhi per affilare lo sguardo minaccioso, immobile e tesa come una tigre che sta per saltarti alla gola, e lo ripeteva sibilando, sussurrandolo più a se stessa che alla minaccia di turno, come fosse per raccogliere le forze in quell’attimo prima di balzargli addosso, come fosse la parola magica, il rituale nella trasformazione.
Attaccava per paura. Non certo per fame. Benchè la fame l’avesse fatta. Benchè la fame l’avesse cresciuta, e con la fame si sarebbe sempre accompagnata, sarebbe invecchiata e infine morta.
Perché la paura fa questo, immobilizza, per renderci pronti alla fuga o all’attacco.
Nella paura il sangue corre verso il centro, confluisce dalle estremità togliendolo ai piedi, alle mani, alla testa, per questo lo sguardo si affila terrorifico.
Mimadre, come su amdre prima di lei, come i suoi fratelli e sorelle, come i suoi figli poi, avevano tutti subito la stessa benedizione.
Erano stati lasciati al freddo, esposti al ghiaccio per un tempo troppo lungo.
Corpi cresciuti immersi nella paura di morire, dal giorno zero, come cuori a bagno nella formaldeide che battono ancora nonostante il freddo.
Abbiamo guardato il mondo attraverso il ghiaccio, abbiamo gattonato sul ghiaccio, le prime parole sono uscite nel vapore acqueo, i primi passi sono stati su un lago ghiacciato, con il ghiaccio che scricchiolava sotto i piedi, pronto a rompersi ed inghiottirti nel buio.
Per questo amiamo il sole come fossimo lucertole, amiamo il calore, amiamo l’estate, la luce, amiamo la sabbia calda sotto i piedi sentirli gonfiarsi, la liberazione di sentire le cellule espandersi, spingere, invece che ritrarsi come fanno di fronte all’avanzare del freddo.
E’ per questo che a me, mimadre e misorella non ce dovete cacà ercazzo, mai.
Perché noi abbiamo già dato, non abbiamo più nulla da dare, non ce resta niente che non sia per noi.
Niente altro che battere nonostanete il freddo.
Siamo dei mostri perché adesso siamo quello che hanno fatto a noi.
Capito stronzetto? ed io sono il più forte perché il primo, perché maschio, perché adulto.
Non mi credi? Perchè siamo fragili? perché rigidi, perché congelati, scalfibili come il ghiaccio, senza l’elasticità per assorbire i colpi, senza la prontezza per spostarsi in tempo, schivare, perché siamo lenti a rimetterci in piedi dopo esserci spezzati?
A noi mostri di ghiaccio ci distruggi facile questo è certo, il problema tuo è che ti congelerai nel farlo, e tu non ritornerai qeullo di prima come noi, dopo, perché tu non sei un mostro di ghiaccio come noi, tu sei un umano.
Che a noi ce viè da ride, dopotutto, che l’inferno è caldo, che se sta con gli infradito, e si gioca co le fiamme e ci viè da ride perché sei te quello che deve accenne l’aria condizionata pe respirà, non noi.
Noi respiriamo nell’apnea del ghiaccio.
Tutto quello che tocchiamo reagisce come materia a contatto con il ghiaccio, se ci tocchi prima ti bruci poi congeli, piano, dall’estremità fino al nucleo, una tempesta di freddo che lentamente copre ogni centimetro fino a che non si ferma tutto, se non ti liberi dal contatto in tempo puoi stare sicuro che morirai assiderato.
Hai mai provato?
Beh, nulla di bello, te l’assicuro.
Io prima di abituarmici c’ho messo tempo, molto tempo, molto allenamento, allenamento duro. Capito stronzetto accalorato? Non il campo scuola, non gli scout, non un cazzo di corso di sopravvivenza del WWF, non i marò, no.
Sai come ci si sente a toccarsi e non sentire la pelle? Sai che significa non sapere più se si hanno ancora i piedi, se si ha mai avuto davvero la schiena, le spalle, toccarsi per sentire e non percepire nulla.
Sai che significa dimenticare i proprio bisogni? sentire il gelo avanzare e tremare cosi forte da non sentire null’altro che il rumore dei denti che battono, arretrare, fino a ripetere sempre la stessa parola all’infinito come se un ossesione potesse scaldare, come se potesse far dimenticare di noi stessi, potesse fermare il dolore, come se per non sentire la tenaglia del gelo avessimo dovuto cercare una distrazione sorridendo alle farfalle appese sulla culla, come se per non sentire avessimo dovuto cominciare a pensare, capire, fantasticare, andare via per sopravvivere, andare oltre, oltre il terrore.
Saremmo dovuti morire davvero, invece un nucleo, una nocciolina, un fagiolo, è rimasto intatto, salvo. E’ in questo fagiolo che come un gommone per il naufrago abbiamo dovuto metterci in salvo, stipando tutto quello che occorre per andare avanti, per continuare a credere che abbia un senso continuare con questa storia e non accannare, l’occorrente per resistere, non mollare, sfinirsi per non finire, per non decidere di lasciarsi cadere indietro nel vuoto mostrandovi il dito medio.
E’ cosi che ci siamo salvati, è per questo che siamo sopravvissuti, è per questo che ci aggiriamo nel mondo come mostri, è per questo che ci riconosciamo con gli altri mostri senza che voi sospettiate nulla.
Capito stronzetto, non parlo dei mostri che qualche artista t’ha disegnato sulla felpa, no, non i teschi su qualche tatuaggio da cattivone che te sei fatto, non il black metal, non il rap gangsta, no, chicco, non il diavolo rosso con le corna delle favole.
C’hai poco da fa er matto co quei du scudi de male che te sei vissuto, resti un umano, noi mostri di ghiaccio, mi basta toccarti con una mano e guardarti dentro per farti morire assiderato.
E’ per questo che non me devi cacà il cazzo, mai, come diceva mimadre.
Sono un fottuto mostro di ghiaccio, credo convenga che tu lo sappia, e mi sorrida sincero lo stesso, in cambio ad agosto posso tenette il campari in mano senza che te se squaji il ghiaccio nel bicchiere.

 

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