Il chiodo fisso

Posted by opinionista on Luglio 4, 2013

C’ho un chiodo fisso nel cervello. Lo sfilo un attimo solo per leccarmi il sangue che fuoriesce. Poi lo rimetto al posto suo.
Mi piace quel sapore, lo amo. C’ha quel retrogusto ferroso che probabilmente deriva dai primi accenni di ruggine. La ruggine, proprio lei, fa rischiare l’infezione. E sapete quanto fa male un chiodo infetto? Vi è mai successo? Irrita tutto il corpo, altera le percezioni, provoca visioni e disorienta.
Ma intanto non ci penso. Mi gusto il mio chiodo, me lo giro lentamente nel cervello facendo una lieve pressione. Lo ruoto rischiando di allargare il foro? Magari spero che allargandolo prima o poi posso cadere da solo?

Domande che rimangono senza risposta. D’altronde so per certo che questa sensazione mi piace. Alterno dolore e piacere. Gusto quel sapore. Aspetto l’infezione andando incontro al mio destino. Ci sono persone che sono morte con quel chiodo in testa. Altre che lo hanno curato e coltivato. Amato più di quanto io possa immaginare.
Hanno scelto di tenerselo. Coraggiosi loro.
Mi ripeto sempre una frase di Kafka in cui diceva che era un bene se la coscienza riceve larghe ferite perché in così modo diventa più sensibile a ogni morso”. E me piacciono anche i morsi.
Mi piace farmi mordere. Perché convincersi di diventare insensibili al dolore è stupido. Lo stesso vale per le passioni. Si può diventare indifferenti al dolore. Si può far finta che non ci sia. Ed è come avere un chiodo nel cervello.
Puoi fingere di non averlo. Se sei bravo te ne accorgi solo quando pulsa forte che ti fa sembrare che la testa stia per esplodere. Ma così fa male davvero. Tanto male.

Per questo ho scelto di curarmelo. Di viverlo. Di sentirlo. Sperando di non raggiungere la cancrena.

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