immagini satellitari
Posted by opinionista on Giugno 20, 2012
Ci sono persone che convivono con se stesse il tempo necessario.
Poi escono, e incontrano genti.
Invece noi no, perché?
Questa prigionia.
Non c’è stato bisogno per noi di istituire galere, di costruirle, fosse per noi questa fatica se la sarebbero potuta risparmiare, tanto noi, ce le siamo costruite da soli.
Non credo possiamo definirci autodidatti, ma sicuramente, serviamo l’inerzia.
Un motivo ci sarà.
Mica siamo al negozietto dietro casa, che possiamo prendere ciò che ci occore, e all’occorrenza, oltre, tanto siamo di casa, possiamo predere senza pagare, tanto pagheremo domani.
Cosa esiste di più intelligente di contrarre un debito?
Che sia l’ultimo stadio dell’evoluzione? Mi piacerbbe chiedere a Darwin cosa ne pensa.
Un debito allunga la vita, e nel caso in cui si incorra in un imprevisto, una eccezione, comunque l’ultimo giorno l’avresti campato a sbafo, il chè dà soddisfazione.
Comunque. Non siamo nell’angolo protetto, non siamo nell’angolo di un centro, non siamo, manco al centro di un idea, di un tempo, di un luogo.
Se provassimo con il mouse a schiacciare +, e ingrandissimo, ancora, e ancora, da sopra vedremmo il mondo come un accozaglia di sgabuzzini, più o meno vicini, più o meno isolati, ammassati. Diritti, storti, più o meno pieni, più o meno fermi, in movimento, caduti, qualcuno rotto, qualcuno meno.
Sgabuzzini o cessi chimici? Il senso è quello.
Mi hanno sempre incantato quelle immagini satellitari, quelle di notte, che mostrano le luci, le loro disposizioni nel globo, le megalopoli, le densità abitative..
È così che mi immagino questa fantomatica ressa di cessi chimici che più o meno densamente popolano il mondo.
E dentro ci siamo noi. Noi due sicuramente. Non ti nego che mi piace pensare che ci stiano tutti/e, questa volta non per magra consolazione, ho questa sensazione.
Questo gabinetto che ognuno tiene a modo suo, chi lo arreda a mo di cuccia, chi invece come un aereo, con tutte i getti automatici, chi lo tiene pulito e profumato, chi non lo scarica mai, chi anche se non serve, chi ci tiene dentro tutto ammassato, chi semivuoto di cose, ma pieno di guai, chi in piedi davanti allo specchio si sta pettinando con il gel, chi seduto passa il suo tempo a leggere e studiare, chi a guardare la tv, chi a sbattere sulle pareti, come le falene di notte.
Questa storia è una storia di cessi. Evidentemente lo sta diventando.
Mi servirebbe un’immagine per rendervi eloquente quella che mi frulla nel cervello.
Se fossi la sebach ci farei una pubblicità. Una specie di postfumetto, in cui dei sebach vari sono presi nelle loro attività giornaliere. Guidare, andare al lavoro, portare piccoli sebach a scuola, portarli in piscina, al mare, in fila in mezzo al traffico, al supermercato in fila alla cassa, dove dietro, con la pennetta ottica un altro sebach passa gli alimenti buttandoli poi, annoiato, nella vaschetta raccogli cose e che con voce assente alla fine dica, busta?
Mio padre mi diceva spesso che avrei dovuto fare il pubblicitario. Mio padre mi voleva bene prima che qualcosa o qualcuno lo chiudesse dentro al suo cesso personale.
Magari un giorno qualche paraculo a cui la sebach avrà affidato la sua immagine, mi leggerà e copierà, diventando un grande pubblicitario di successo, come nelle storie dei film americani, in cui si va dalle stelle alle stalle, e poi, dalle stalle alle stelle, con estrema facilità e infinta commozione.
Giusto lì. Perché qui, nei film europei, invece, si ride e si piange per amore. Solo per quello.
Per l’amor perduto, per l’amor mai avuto, per l’amor consumato, per quello non dato, per l’amor che nulla ha amato porco cane lo scriverò sopra i muri e sulle metropolitane.
Sinceramente Non so se sceglerei come musica una monumentale traccia new wave, creando un immaginario al confine tra il postatomico e il surreale, oppure una cosetta più rilassante. Questo lo Lascerei scegliere al capo, sono sicuro che con la sua grande esperienza saprebbe farlo al meglio.
Un mondo di cessi simpatici comunque, ognuno con il suo colore, personalizzazione accativante, occhiali rayban, t-shirt hipster, creste punk, calzoni calati, bocca a culo, dreadlock, riga da una parte, tatuaggi, cessi manager in giacca e cravatta, cessi su un suv, con i persol, cessi persi, insomma, ognuno con il proprio stile di vita.
Proprio così, stile di vita.
Ogni volta che guardo la tv aspetto di vederlo. Spero che arrivi questo spot nel bel mezzo di una partita, magari. I famosi pochi secondi di pubblicità, in pochi secondi una miriade di cessi che fanno cose, presi bene, o meno bene.
Ma non arriva mai.
Possibile che nessuna ditta di cessi chimici abbia bisogno di pubblicità?
Non posso crederci. Ci deve essere sotto qualcosa.
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