le botte prese e quelle date

Posted by opinionista on Maggio 12, 2011

Mi sono sempre chiesto e mi hanno risposto loro, le lucciole che brillano si vedono solo
se metti sullo sfondo un po’ di nero. Mi sono sempre smazzato i cazzi miei ma loro, ritornano ogni volta e si ricomincia, ricominciamo, amo la vita, una miniera d’oro ma chiedo, per ogni pepita che cerco e che trovo, quanta fatica quanto dolo, dolore, re di questo regno con lo scettro e il mantello, mi basta non sapere quanto mi resta quanto mi costa ogni giorno, ogni tempesta, quanto costa l’andata, quanto costa il ritorno., no non resto, ma manco me ne vado, resto nel mezzo e provo, a respirare profondo, fondo l’ossigeno con il mio corpo nudo mezzo vuoto e vedo chiaro, un po’ è resa l’altro po’ è invece coraggio. Nessuna lista di cose da fare, non c’è dopo, il dopo è già qui, tutte le cose belle che mi porto nel cuore nascono dalle ceneri, dal cordooglio, e l’erba voglio che cresce come gramigna mentre io lavoro duro, m’impegno, lo sò soltanto io quanto, lo so soltanto io le volte che purtroppo ho smartito, pianto, e poi, con gli occhi gonfi mi sono riarzato, ripartito sempre più stranito.
Non mi interessa essere il meglio, credimi se io a volte non sono all’altezza, non sono bono, è perché ieri è stato tosto e ancora oggi non capisco, maledico me stesso, stresso, me compatisco, faccio la vittima, ma che credi, manco io alla fine della fiera ce credo davvero. Che la gente se pensa che le cosi peggiori che capitano loro sono ingiustizie che nun se meritavano, io te chiedo, invece le cose migliori? hai fatto qualcosa davvero per meritarle o sono anch’esse un dono? Due sono le cose me diceva coso, o le cose capitano per caso, oppure nel bene e nel male sempre tu sei il capo, una profezia, una costruzione, un edificio eretto di notte, forse al buio come quando senti un vociare salire dal piano di sotto.
Soltanto te e me, soltanto questo, il risultato dell’amore poesse una piantagione di verità ovvie, ovvietà che non vuoi vedere, una questione di spazio tra te ed i tuoi desideri, quanto sei disposto a cedere a quelli di qualcun altro, quanto sei disposto a perdere, a ricordarti da dove vieni, un compromesso malmesso, dove l’ombra che te para è sottile come quella che fa un cipresso, dove l’odio, non è il suo esatto contrario, è qualcosa di più, qualche volta qualcosa meno.
Ci sono delle cose che custodisco lontano così che tu devi esse un botto bravo, leve che se tocchi c’è il rischio che rompi facendomi ancora più strano, eppoi troppo poco tempo davanti per rimette in piedi i cocci ma tu storci il naso e dici non è l’accordo che conta ma quanti sono i ricordi, che non ci sono premesse buone, non ci sono promesse vere, di certezze intere non esistono, è tutto poco chiaro, è tutto un rischio, senti il fischio, non resisto, la vita è mia, me la vivo a modo mio, anche se, quando ho perso in partenza e quando me perdo all’arrivo, perso, come un attore, confuso fuso nel proprio ruolo.
E’ tutta na caciara de sentimenti, il tempo che corre, i riflessi sempre troppo lenti, fendi l’esistenza se te pia bene, bene! sennò pazienza, sennò azzarda, bluffa, bara se ce sei bono, oppure se te regge davvero guardati allo specchio e regalati il perdono, dattelo da solo perché le assoluzioni sono come le pensioni, al minimo storico, un cancro cronico, i vecchi attaccati alla vita mentre i giovani se la bruciano tutta in un incendio solo, e non mi sembra poco, m’hanno insultato, menato, dato del poco di buono, ho preso certe pezze che manco io me ricordo se ne ho prese de più al netto, o più al lordo, quindi forno, ascoltami bene io non te sciorino sentenze, non impartisco nessuna lezione, però, c’ho una cifra de cifre e sufficiente stile pe ditte che manco delle tue me fido, t’ascolto con il cuore si, ma con il fiato corto, io per il mondo ancora ce giro, la sera ancora esco, sento milioni di cazzate, vedo e capisco, in mezzo a tutta stà carovana riconosco solo compagni di viaggio e nessun maestro.

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