105

Posted by opinionista on Luglio 13, 2010

Il 105 non è un autobus è qualcosa di più.
Un suk metropolitano dove non si vendono merci ma si ammassano corpi che attraversano Roma dalla Stazione Termini fino a Grotte Celoni, estrema periferia romana. Che poi per come la vedo come io Grotte Celoni, stando qualche km oltre al GRA è fuori Roma non periferia, visto che non riesco a comprendere i quartieri oltre la cinta stradale come territorio cittadino. Io sono cresciuto in periferia, talmente in periferia che in fondo al vialone di casa mia c’era il cartello Roma con la sbarra che indicava la fine della città e stavamo decisamente dentro il raccordo.
Comunque Grotte Celoni è talmente periferia che pure quelli di Tor Bella Monaca si sentono dei privilegiati in confronto, eppure stanno li dietro anche loro.
IL 105 l’ho preso poche volte, vista la mia allergia ai mezzi pubblici, e soltanto nel tratto finale. Però spesso e volentieri lo sorpasso o lo incrocio proprio su quella linea stretta e retta che è la Casilina ed è facile riconoscerlo. E’ sempre pieno. Pieno di giorno come di notte, anzi direi soprattutto la notte, quando si comprimono corpi scuri e sudati, stranieri che aspettano di essere trasportati ai margini della città dopo magari aver lavorato ore e ore in qualche pizzeria o ristorante del centro, nascosti dentro le puzzolenti cucine per turisti.
E’ talmente pieno la notte che spesso passano alcuni minuti prima che riesca a lasciare Porta Maggiore e consentire a questo esercito di disperati di riuscire a salire per raggiungere quartieri come Tor Pignattara, Centocelle, Alessandrino, Torre Gaia o Giardinetti.
Il 105 è un boat-people su gomma, moderno e metropolitano, con il suo carico di uomini e donne che fanno avanti e indietro per un paio di decine di km prima di essere lasciati nei loro tuguri di periferia.
Se volete capire come vivono gli immigrati a Roma prendete questo autobus, non serve neanche prenderlo all’ora di punta. Non ha un’ora di punta. Sentirete odori e linguaggi che si mescolano, sudamericani, bengalesi o donne dell’est aggrappate ai loro telefonini con un occhio alla fermata per cogliere gli odiati controllori dell’atac (sì ora si chiama metrebus ma sono un nostalgico), schiacciati in questa infernale linea. Oppure prendete la diligenza su rotaia, l’FM3 Roma-Pantano, che praticamente fa la stessa linea del 105 ma lo chiamano metrò leggero o trenino. Peccato che la parola trenino ci faccia tornare ai nostri giochi infantili e non a questi due vagonil, lenti e bollenti, che si trascinano a fatica.
Il 105 è la linea più temuta dagli autisti atac, almeno secondo il mio amico che fa questo lavoro, viste le numerose aggressioni subite dai conducenti. E gli aggressori non sono gli utenti stranieri dell’autobus. No, sono gli italianissimi romani che abitano nella periferia sud.

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2 thoughts on “105

  1. Avevo scritto un commento profondissimo su fede e mezzi pubblici, non emilio eh, ma sulla capacità di sperare nell’intervento divino quando si aspettano i mezzi, specie ad agosto (e sotto il sole).
    Volevo anche dilungarmi sull’atacdemmerda e gli autisti bravi dei notturni, ma poi m’hanno messa a sistemare i commenti der blogge, il che ha come vantaggio che mo le sciocchezze scritte me le approvo da sola.