Senza Storia
Posted by opinionista on Agosto 16, 2011
Un giogo invisibile che lo tiene legato, che non può fermare, che non lo lascia andare, sempre uguale, che gira e pesa, tira e pesa, gira e stanca, ma non lascia segni.
È così che cominciò.
La vide, se ne innamorò. Subito, senza un solo istante di pausa ne di attesa.
Dopo undici secondi il suo corpo non le apparteneva più. Apparteneva a lui, era la summa dei suoi desideri. La Dea, la Dea che stava asepttando, la Dea dell’amore.
Dopo undici minuti la vita di lei era un racconto scritto ad arte per lui, una storia senza storia, pensata e vissuta per lui, per giungere a lui, e riempirlo, lei il fiume che scende lui il mare che accoglie.
Dopo undici ore non rimaneva di lei che il profumo nell’aria. Inghiottita nel suo interno, nell’indefinito dei suoi non ricordi, da sempre slegati, sciolta lei insieme a loro nell’acido dei suoi bisogni, senza più un segno, una linea, un confine.
Il passato rareffato instabile dei reduci, La tavola sgombra, intonza, pronta per la cena di gala, non una mollica dei precedenti pasti, pronta e linda per la grande nuova abbuffata.
Dopo undici giorni la sua vita, la sua di lui, era svanita anch’essa quasi completamente.
Fusa, liqueffatta e bollente nell’aria umida e infetta.
Dopo undici mesi non sentiva più nulla. Una distesa silenziosa e arida, senza vita, il cielo bianco d’inverno, la terra arsa giaceva congelata e inerme, tutta uguale, senza orizzonte.
Il terrore era stato lì ad aspettarlo tutto questo tempo, e finalemente il figliol prodigo era tornato a casa, la sua casa, il colore bianco diffuso del vuoto, il suono in dissolvenza dell’eco.
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